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Usabilità e accessibilità a confronto
di Andrea Rizzotto



L'usabilità è un concetto nato negli anni '60 in relazione alle ricerche sull'ergonomia (ovvero quella disciplina che studia le condizioni e l'ambiente di lavoro per adattarle alle esigenze psico-fisiche del lavoratore), ma oggi trova largo uso nel mondo dell'informatica riguardo all'ergonomia cognitiva che studia il modello mentale che un utente crea del software che sta utilizzando e del suo funzionamento. L'usabilità cerca di far incontrare e di far combaciare il modello mentale di chi crea il software (design model) con il modello di chi lo utilizzerà (user model).

L'usabilità è un ausilio alla progettazione delle interfacce dei software con cui l'utente si relaziona modificandole con le sue azioni; essa non è una caratteristica intrinseca nel prodotto ma esiste solo se s'instaura una relazione d'uso tra l'utente e il prodotto.

Negli anni '70, i software erano adoperati direttamente dai loro progettisti e perciò non vi era bisogno di studiarne l'usabilità poiché questi non avevano il problema di scoprire come utilizzarli.

Negli anni '90, in seguito al boom della diffusione del personal computer nelle famiglie e in tutti gli ambienti di lavoro, non tutti erano degli esperti di informatica e perciò sorse il problema di adattare i software e le loro interfacce per renderli accessibili al numero maggiore di utenti ed è proprio qui che entrarono in gioco gli studi sull'usabilità.

L'usabilità nel campo dei siti internet è molto diversa da quella dei software, in quanto, mentre per i software l'usabilità' si presenta all'utente dopo che questo ha gia comprato il prodotto, per un sito internet l'utente ha prima a che fare con l'usabilità e poi, se sarà convinto, acquisterà il servizio offerto tramite il sito.

Nell'analizzare un sito internet bisogna subito porsi delle semplici domande come:

a) Qual è la funzione di un sito web?
b) Qual è la tipologia dell'utente che utilizzerà il sito?
c) Quali sono i contenuti che l'utente si aspetta di trovare?

Essendo molti siti utilizzati in campo commerciale, come vettori pubblicitari, questi utilizzano largamente l'immagine e un design accattivante che colpisca e catalizzi l'attenzione del possibile acquirente di un prodotto o di un servizio attraverso la rete; tuttavia la gran quantità di grafica, in termini di bytes, può appesantire notevolmente le pagine di un sito e quindi rendere il loro "caricamento" (la visualizzazione sullo schermo) molto lento soprattutto se si tiene conto che la maggior parte dell'utenza su internet ha solo a disposizione una connessione ancora lenta. Esistono due "correnti di pensiero":

  • la prima, quella dei guru dell'usabilità come Jabob Nielsen, sostenitore di una maggiore usabilità a discapito di una qualità al livello di design;
  • la seconda è quella dei designers ed art directors che hanno un'idea opposta, vale a dire quella di mettere come primo obiettivo il design lasciando in secondo piano l'usabilità e quindi la facilità d'utilizzo di un sito (Boscarol 2000).
Parlando d'accessibilità, intendiamo una disciplina che si occupa di rendere i siti accessibili al maggior numero possibile d'utenti, soprattutto a quelli con disabilità di tipo fisico e cognitivo, o che hanno a loro disposizione sistemi hardware e software non standardizzati (dai computer obsoleti ai più moderni portatili e telefoni cellulari con notevole differenza, tra loro, nella visualizzazione dei contenuti).

Il WCAI (Web Content Accessibility Initiative), un'equipe d'esperti che fanno capo al W3C (consorzio per il web), basa l'analisi d'accessibilità essenzialmente su due principi:

  • Consentire la visualizzazione della pagina tramite tutti i tipi di browser (programmi che permettono di visitare i siti), compresi ad esempio quelli con funzione vocale (che leggono i contenuti testuali e delle immagini se il codice della pagina è stato opportunamente compilato), utilizzati dai non-vedenti.
  • La comprensibilità dei contenuti e la facilità di navigazione (visitare le pagine web) all'interno del sito che sono tra i principali obiettivi dell'usabilità.
I due concetti possono anche confondersi ad un occhio inesperto, ma in realtà l'accessibilità non tiene conto né dell'utente finale né del suo modello mentale, fattori su cui invece è fondata l'usabilità; inoltre quest'ultima si occupa di rendere un sito usabile non necessariamente a tutti gli utenti ma almeno a coloro ai quali questo è rivolto, i cosiddetti utenti-target, su cui vengono effettuati una serie di test e assidue osservazioni, che portano alla determinazione di criteri cardine attraverso i quali è possibile migliorare il sito nella fase di progettazione, correggendone gli errori che ne impediscono la piena fruibilità ed evitando di ricommetterli in seguito.

L'accessibilità, in alcuni settori, può essere trascurata mentre l'usabilità deve essere una caratteristica di qualunque tipo di sito sia esso commerciale, d'informazione, o utilizzato per l'insegnamento/apprendimento di una lingua straniera; i criteri d'usabilità devono essere sì standardizzati ma bisogna avere la capacità di adattarli secondo la funzione che il sito svolge (Boscarol 2001).




References

Boscarol, M.
2000 "Che cos'è l'usabilità dei siti web?" .
On-line: http://iteslj.org/Articles/Singhal-Internet.html

Boscarol, M.
2001 "Accessibilità o usabilità? Istruzioni per l'uso"
On-line: http://www.usabile.it/122001.htm



Andrea Rizzotto

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Blueberrypie è una associazione studentesca nata all'interno dell'Università Bocconi, che ha come obiettivo lo scambio di conoscenze e lo sviluppo di competenze in materia di economia, Information Technology e comunicazione.


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