In principio era...
Chi come me ha avuto la fortuna di poter giocare con un vic-20 della Commodore, passando successivamente al C-64, registrando i giochi in cassette (addirittura venivano trasmessi anche da alcune radio locali) quasi si emoziona nel pensare che oggi ci vuole veramente poco (tempi di attivazione e costi) per avere una connessione ADSL veloce per sfrecciare su internet, comodamente sulla poltrona (o una scomoda sedia di legno come la mia) di casa.
Forse qualcuno si ricorda che ai tempi del C-64 ed Amiga, erano attive tante BBS (bulletin board system) un sistema di "bacheca" elettronica, un po' come il televideo, ma certamente con una dose maggiore di interattività. Possedere un modem era un lusso, i costi di collegamento erano veramente alti, si trattava infatti di connessioni interurbane da pagare al monopolista Telecom (che si chiamava SIP). Il desiderio di connettermi a queste banche dati, molte consentivano di scaricare programmi e giochi appena usciti, era veramente forte ma i costi, la poca diffusione di modem, mi scoraggiarono e dovetti abbandonare l'idea.. fino alla nascita di internet, o meglio alla diffusione dell'accesso tramite POP.
Oramai sono diversi anni che utilizzo internet, quando comprai il mio primo modem fu un'emozione. Oggi mi ritrovo un modemo 56kbit/s con il desiderio di passare quanto prima ad una connessione ADSL domestica. Ma c'è qualcosa che mi frena..
Ebbene, questa retorica evidenzia come la situazione attuale sia un riproporsi della situazione di una quindicina d'anni fa, con le dovute proporzioni.
Oggi "zone coperte" dal servizio di connessione ADSL, da parte dei vari provider, sono insufficienti per poter parlare di mercato concorrenziale, gli effetti si ripercuotono nelle offerte al pubblico, ma anche, e qui la parte più interessante, nelle offerte web all'ingrosso.
I problemi legati all'ultimo miglio, rimangono irrisolti, frenando così lo sviluppo di un'industria che vuol crescere, quella dei servizi broadband. Molti, unendosi a chi alza il coro (come è successo di recente per il mondo calcistico) per chiedere aiuti allo stato, hanno chiesto l'intervento del Governo per risollevare le sorti delle telecomunicazioni italiane.
Proposte concrete sono arrivate da Netsystem, che per sostenere lo sviluppo di reti di trasmissione Internet-dati ad alta velocità, vede necessaria una detrazione fiscale del 20% della spesa sostenuta dalle famiglie nel 2003 per il primo anno di abbonamento alla banda larga (servono solo "30 milioni di euro"); inutile commentare una tale proposta irresponsabile.
Anche perché, non è nell'interesse di Netsystem che le infrastrutture e l'apertura del mercato ADSL proseguano, tanto per il primo anno c'è l'incentivo statale (un po' come il mercato dell'auto) e poi per gli oltre sette mila comuni "non allacciati", c'è sempre la soluzione ADSL via sat.
Ad ogni buon conto, il nostro Governo, consapevole delle difficoltà del settore, ha preposto un Task Force per la banda larga, già attiva in questi mesi. L'Esecutivo, tramite un Comitato ad hoc, lavorerà per la presentazione di alcune aggiunte al DPEF 2002, volte ad accelerare la diffusione dei servizi broad-band tra gli utenti.
Ma perché tanto interesse verso ADSL?
E' pur sempre una tecnologia di connessione, come lo è la linea commutata a 56k baud (siano pur molto teorici); eppure tutti ne parlano.
In effetti ci sono diversi motivi. Non solo il la scomodità di tenere occupato il telefono di casa, (e conseguenti reazioni più o meno bellicose di eventuali fratelli), questa se vogliamo è l'argomentazione più banale.
Invece la motivazione principe è la quantità di traffico web domandata, non solo per navigare tra i siti, oggi sempre più "pesanti", ma, soprattutto, per quella riguardante lo "shearing" di files, meglio se multimediali.
Su internet sono reperibili tantissimi applicativi (in versione trial, ad esempio), è possibile scambiarsi mp3 e DivX, tramite programmi di condivisione, figli di Napster, siano film interi o la sigla del nostro cartone animato preferito.
Se pensiamo al "peso" degli attach che girano nelle solite catene di mail, spesso presentazioni di PowerPoint da un megabyte (minimo), ci rendiamo conto che c'è una similitudine con la teoria inflazionistica dell'universo, posta l'universo pari alla dimensione in byte dei file che girano su internet.
Ecco che una linea commutata diventa "stretta" anche solo per scaricare le mails.
Ma queste argomentazioni non basterebbero a giustificare l'interesse verso la tecnologia ADSL, se non fossero corroborate da un'evidente crescita nei ricavi generato dal traffico per entrare in rete.
La situazione del mercato
La situazione attuale è caratterizzata da un forte dinamismo e da un cambiamento nei rapporti di forza tra operatori e provider. Il giro d'affari risulta raddoppiato dall'introduzione dell'ADSL, dai 495 milioni del 2000 ai 1080 del 2002, secondo le ultime rilevazioni degli analisti e operatori, dunque superiori alle stime dell'istituto internazionale Idc, contenute nella relazione annuale presentata all'Authority per le comunicazioni. In sintesi, alla fine del 2002 i ricavi del traffico dial-up si attesteranno sui 900 milioni, mentre dalla banda larga contribuirà per quasi 200 milioni. La tendenza del mercato sembra orientata ad abbandonare il modello free internet a vantaggio di formule di un fisso mensile con un determinato numero di ore di navigazione.
Se guardiamo ai protagonisti del traffico web, nel traffico finale le quote di mercato degli accessi tramite rete fissa (esclusa la banda larga) vedono Telecom Italia al 66,7% e Seat P.G. al 11,1%, mentre Wind-Infostrada al 15%.
Il mercato dell'ADSL risulta quasi integralmente controllato da Telecom Italia, ponendo seri dubbi sull'esistenza di congrui margini per una vera competizione, come sostiene Paolo Nuti (presidente Associazione Provider).
Si delinea una situazione ancora poco soddisfacente, con una percentuale di penetrazione del 26,2% della popolazione, contro una media europea del 33% (dati 2001). Secondo la McKinsey, Italia e Francia saranno gli ultimi stati europei a beneficiare dello sviluppo del settore.
Sia AIIP che Assoprovider, le due maggiori associazioni degli Internet Service Provider italiani, sono contrarie all'offerta all'ingrosso (wholesale) presentata da Telecom Italia, riguardo la fornitura ADSL da parte degli operatori, in quanto le proposte dei prezzi wholesale, non sarebbero replicabili sul mercato finale; così Paolo Nuti chiede un intervento dell'Authority. Secondo Nuti, infatti, "esiste una sostanziale incongruenza tra le condizioni economiche dell'offerta retail forfetaria denominata "Alice" e quelle praticate da Telecom Italia con l'attuale offerta Wholesale".
Una prima risposta è giunta, l'Authority ha chiesto a Wind (individuato come operatore con notevole forza di mercato sul servizio di terminazione) di elaborare un'offerta di riferimento praticando prezzi orientati ai costi.
Per evitare confusioni, si chiarisca che il mercato dei servizi di terminazione riguarda gli accessi telefonici al web all'ingrosso, ossia il traffico Internet verso i Pop dei vari provider (consideriamo solo la banda stretta), quando questo servizio avviene sulla rete Wind, l'operatore (provider) deve pagare per il traffico generato.
Relativamente a questo segmento di mercato, la quota di mercato di Wind è pari al 42%, mentre Telecom Italia detiene il 33%, Tiscali il 17%.
Le contraddizioni
La strategia degli operatori, orientata, come si è detto, verso pagamenti forfetari per un numero fissato di ore di connessione, tradisce uno dei principi su cui i servizi ADSL dovrebbero basare la loro forza di mercato: la possibilità di collegamento always on a canone fisso. Il tormento della vecchia T.U.T. della Telecom (tariffa urbana a tempo) potrebbe risultare un pesante fardello sulla crescita del mercato ADSL.
Pasquale Merella